Paralisi cerebrale infantile: con l’intelligenza artificiale la diagnosi diventa più precisa e la cura accessibile

Paralisi cerebrale infantile: con l’intelligenza artificiale la diagnosi diventa più precisa e la cura accessibile

Crea riepilogo

Ivana Barberini25 Agosto 2025

Un progetto europeo coordinato dall’Università di Pisa punta a migliorare la qualità di vita dei bambini con paralisi cerebrale infantile (nota anche come ICP, Infantile Cerebral Palsy) e delle loro famiglie.

La paralisi cerebrale infantile è la disabilità neurologica cronica più diffusa nei bambini

Spiegare la malattia, come funziona la diagnosi precoce e in che modo l’intelligenza artificiale può cambiare il futuro della riabilitazione, non è più fantascienza. Con AInCP (Artificial Intelligence in Cerebral Palsy), la tecnologia diventa uno strumento concreto per sviluppare soluzioni cliniche più personalizzate ed efficaci. L’obiettivo è ambizioso: costruire strumenti di supporto alle decisioni mediche, capaci di rendere la diagnosi funzionale più precisa e avviare percorsi di intervento anche a domicilio, grazie a un’intelligenza artificiale affidabile e accessibile. Il progetto lavora allo sviluppo, test e validazione di sistemi che uniscono qualità scientifica e sostenibilità pratica, pensati per adattarsi davvero alla vita quotidiana delle famiglie coinvolte.

La paralisi cerebrale infantile è la disabilità neurologica cronica più diffusa nei bambini. In Italia colpisce circa 100.000 persone, nel mondo oltre 17 milioni. È causata da un danno al sistema nervoso centrale che può avvenire durante la gravidanza, il parto o nei primi anni di vita. Le manifestazioni variano dall’emiplegia, diplegia, tetraplegia, fino ad altre forme di disabilità motoria che hanno un forte impatto sulla qualità della vita.

Rispondono alle nostre domande sul progetto Giuseppina Sgandurra, Neuropsichiatra Associata dell’Università di Pisa, responsabile del Centro ricerche INNOVATE IRCCS Fondazione Stella Maris e coordinatrice del Progetto Europeo AInCP, e Francesca Fedeli, Presidente della Fondazione FightTheStroke e partner del progetto.

Un progetto che nasce dal dialogo: protagonisti pazienti e famiglie

«Il progetto europeo AInCP (Artificial Intelligence in Cerebral Palsy) è nato dall’urgenza di migliorare la diagnosi funzionale e la riabilitazione dei bambini con paralisi cerebrale unilaterale, una delle forme più comuni di disabilità neuromotoria infantile – ci spiega Sgandurra. Il progetto europeo ha preso vita nel 2022 promosso dall’Università di Pisa con il sostegno dell’Unione Europea nell’ambito del programma Horizon. Alla base c’è l’idea di unire intelligenza artificiale, competenze cliniche e co-progettazione con la conoscenza implicita delle famiglie per sviluppare strumenti concreti che migliorino l’efficacia degli interventi riabilitativi, anche a domicilio. Viviamo in un’epoca di profondo cambiamento, il modo di fare diagnosi e cura sta evolvendo grazie alla tecnologia».

«Il progetto sta coinvolgendo 200 bambini e ragazzi con emiplegia tra i 5 e i 15 anni, residenti in diversi Paesi partner (Italia, Belgio, Spagna, Georgia) – aggiunge Fedeli. Il reclutamento avviene tramite i centri clinici aderenti, quali IRCCS Fondazione Stella Maris di Calambrone (Pisa) per il nostro Paese, e il contributo della Fondazione FightTheStroke, che ha costruito negli anni una comunità di oltre 1000 famiglie in Italia, chiamate a co-progettare soluzioni di cura innovative. Le famiglie non sono solo destinatarie della ricerca, ne sono protagoniste attive, sono sempre sedute ai tavoli progettuali, il loro tempo è remunerato, forniscono feedback nelle fasi prototipali e in quelle di sviluppo avanzato delle soluzioni, contribuiscono alla progettazione delle tecnologie che poi useranno a casa».

Intelligenza artificiale per migliorare la diagnosi funzionale e la prognosi

«L’intelligenza artificiale consente di raccogliere e analizzare dati clinici, comportamentali e motori in modo sistematico e personalizzato. Nel progetto AInCP – continua la coordinatrice del progetto – algoritmi avanzati aiutano i medici a costruire un profilo motorio individuale di ciascun bambino e a stimare l’evoluzione delle capacità funzionali nel tempo. La capacità predittiva e adattiva dell’IA migliora la prognosi precoce e permette di ottimizzare i protocolli terapeutici, offrendo percorsi riabilitativi su misura, anche in ambienti domestici».

«I bambini partecipano in due fasi: uno studio osservazionale iniziale e uno di riabilitazione personalizzata – riferisce Fedeli. Strumenti intelligenti, come particolari smart watch, rilevano i movimenti degli arti superiori durante le attività quotidiane o terapeutiche, poi l’IA elabora i dati per fornire le indicazioni cliniche. I pazienti diventano così attori consapevoli del proprio percorso terapeutico, insieme ai familiari e ai terapisti, in un ambiente tecnologicamente assistito ma emotivamente umano».

Strumenti di supporto decisionale clinico (DST) personalizzati e riabilitazione domiciliare

«I DST (Decision Support Tools) sono strumenti informatici e digitali “intelligenti” che forniscono indicazioni cliniche in tempo reale, basandosi sui dati raccolti durante le attività riabilitative – chiarisce Sgandurra. Nella nostra esperienza questi strumenti permettono un monitoraggio continuo e personalizzato dei bambini durante le sessioni di terapia, anche a casa, migliorando l’efficacia dell’intervento. Un esempio concreto di un progetto concluso è CareToy, una “palestrina” intelligente dotata di sensori che interagiscono con il bambino e trasmettono i dati ai terapisti. Il risultato? Una riabilitazione più accessibile, precoce, familiare e coinvolgente, capace di valorizzare il contesto affettivo del bambino».

Un approccio transdisciplinare nella pratica clinica pediatrica

«Il progetto unisce un consorzio multidisciplinare di partner provenienti da ambiti clinici, neuroscientifici, ingegneristici – continua Sgandurra.  Credo che l’unico modo per rendere realmente efficace l’uso dell’IA in medicina pediatrica sia proprio quello di adottare una prospettiva transdisciplinare. Clinici, ingegneri, informatici, economisti, bioeticisti, terapisti e famiglie devono lavorare insieme fin dalle prime fasi della progettazione delle tecnologie. Solo così è possibile sviluppare soluzioni che siano al tempo stesso innovative, etiche e sostenibili, capaci di integrarsi nella pratica clinica quotidiana e rispondere ai bisogni reali dei piccoli pazienti».

Pazienti, familiari e terapisti collaborano in un percorso terapeutico umano e tecnologico

«L’obiettivo del progetto AInCP è trasformare il paradigma della riabilitazione pediatrica, rendendola più precisa, accessibile e centrata sul paziente – precisa la presidente di FightTheStroke. La speranza è validare una nuova generazione di strumenti clinici basati sull’IA che possano essere utilizzati su larga scala e integrati nei sistemi sanitari europei, riducendo le disuguaglianze di accesso alle cure.
Il sogno delle famiglie è anche il nostro, ovvero che ogni bambino, indipendentemente dalla sua condizione sociale o geografica, possa accedere a cure di qualità.

ANDI e l’opuscolo a fumetti

«Da questo rapporto con le famiglie, è nata un’iniziativa culturale, di alfabetizzazione scientifica. Mi riferisco al primo fumetto italiano che parla in modo semplice, ma rigoroso sotto il profilo scientifico, della paralisi cerebrale – chiarisce Fedeli. Abbiamo ascoltato le domande dei ragazzi ai loro genitori: “mamma, perché devo indossare un tutore? Papà, perché io muovo meno bene una mano rispetto agli altri bambini?” È così che abbiamo co-creato un fumetto che non utilizza termini tecnici ma che riesce comunque a spiegare correttamente la malattia e lascia spazio alla creatività dei ragazzi dai 5 ai 15 anni. Ci auguriamo di vedere la mascotte ANDI prendere vita su tutti i banchi e tutte le scrivanie, per conoscere al meglio questa condizione ed evitare così ogni discriminazione».

Le prospettive future includono l’espansione di queste tecnologie per coprire più disabilità e migliorare l’accessibilità alle cure

La ricerca non si ferma mai

«Oltre ad AInCP, negli anni, con la Fondazione FightTheStroke, abbiamo promosso, coordinato o partecipato a numerosi progetti di ricerca scientifica nazionali e internazionali. È forse questa la caratteristica che più ci contraddistingue nella nostra missione, promuovere la partecipazione attiva e la consapevolezza scientifica delle persone con una disabilità di paralisi cerebrale – conclude Fedeli. Tra i tanti progetti ricordiamo Mirrorable, che fin dal 2016 ha promosso la tele-riabilitazione e l’apprendimento per imitazione, rappresentando così il precursore del progetto AInCP; l’Epilepsy Research Kit MirrorHr, che permette alle famiglie di bambini con epilessia di ridurre frequenza e severità delle crisi epilettiche; il Fight Camp, un camp di sport e riabilitazione intensiva che in realtà funge anche da laboratorio a cielo aperto, per testare l’usabilità di nuove soluzioni per i bambini con paralisi cerebrale».