LEZIONI DI NUOTO PER PICCOLI NEMO DALLA PINNA ATROFICA

‘Nemo è nato con una pinna atrofica, e questo rende ancora più ansioso il padre. Il primo giorno di scuola di Nemo riempie il padre di grandi preoccupazioni poiché il maestro Ray, un'enorme aquila di mare, ha intenzione di portare Nemo e i suoi compagni di classe a fare un salto nel blu per esplorare l'oceano aperto. ‘

Cosa c’è di diverso dai cuccioli di uomo con I loro piccolI o grandi difetti che si apprestano ad uscire per la prima nuotata in mare aperto?

Tra I genitori di bambini emiplegici si parla spesso di sport in grado di favorire un bilanciamento simmetrico dei due emilati e anche qua si pensa al nuoto come lo sport più completo, con Nemo eletto di diritto hemi-mascotte!

Eppure la pratica di sport ‘tipici’ con soggetti ‘atipici’ non è sempre così scontata, anche nel nuoto, considerato lo sport più praticato in Italia dopo il calcio: le strutture possono non essere attrezzate per accessibilità o temperatura acque, gli istruttori non specializzati per trattare particolari esigenze fisiche, comportamentali o mentali, I costi non sempre democratici.

Abbiamo così raccolto una serie di indicazioni di carattere generale, utili per genitori, terapisti ed istruttori ai primi approcci con l’acquaticità:

·      La temperatura dell’acqua deve essere tiepida, tendente al caldo, per evitare di accentuare il fenomeno della spasticità degli arti.

·      Si raccomanda una sessione di stretching prima dell’ingresso in acqua.

·      Le lesioni cerebrali che danno origine all’empilegia impattano più frequentemente gli arti superiori, ed è così che in acqua risulta più facile cominciare a muoversi con le gambe prima di riuscire a contare sul supporto delle braccia.

·      Il dorso è tra gli stili preferiti dai piccoli hemi-kids.

·      Per sfruttare il meccanismo della ‘memoria muscolare’ l’istruttore può aiutare il bambino nel muovere le braccia per lui ripetutamente, così da abituarlo a riconoscere il movimento come utile per un future galleggiamento.

E poi l’esperienza diretta di una giovane ‘fighter’: un’intervista ad Alice Brolli, campionessa di nuoto paralimpico, con I suoi consigli per vincere, galleggiando a metà.  

INTERVISTA AD ALICE BROLLI, CAMPIONESSA DI NUOTO PARALIMPICO PIACENTINA

·      Come ti sei avvicinata al nuoto speciale?

L’avvicinamento al nuoto è stato quasi “scontato”, all’età di soli 4 mesi mia mamma mi portava in un centro specializzato di nuoto per neonati: raccontano che mi divertivo tantissimo e che avevo già imparato a ritornare a galla dopo avermi posizionata in subacquea!

Questo ha aiutato tantissimo i miei genitori a capire che in poche settimane stava succedendo qualcosa. Già avevano notato che afferravo i piccoli giochi solo con la sinistra, ma tutti li rassicuravano dicendo che probabilmente ero mancina o che la mano destra era un po’ più pigra.

Un giorno però in piscina mia mamma mi prepara per il gioco della subacquea ed io invece di tornare a galla resto sul fondo.

E da lì è iniziata la mia “nuova” vita. Sono stata due mesi al Gaslini di Genova ed al mio ritorno, dovendo fare fisioterapia, scopriamo che il centro si sta specializzando in idrokinesiterapia, così comincio a fare ogni settimana 4 sedute di fisioterapia classica e due in acqua (ovviamente le più divertenti!).

Questo fino a 10 anni quando nella stessa Onlus di Cremona, dove praticavo ippoterapia, alcuni genitori (compresi i miei) decidono di provare a fondare una squadra di nuoto agonistico: dopo 8 anni sono ancora in questa squadra!

·      Che difficoltà motorie e sociali hai incontrato all’inizio?

Sicuramente sono state di più quelle sociali, se per sociale si intende che io, abitando a Piacenza, dovevo recarmi fino a Cremona per gli allenamenti.

Sono stati anni di sacrifici non indifferenti sia per me che uscivo dalla scuola alle 16.30 che per i miei genitori che lavorano, ma ci si organizzava e via, subito in macchina di corsa in autostrada per recarmi all’allenamento 4 volte alla settimana.

A Piacenza non ci sono squadre agonistiche paralimpiche e gli spazi acqua sono quasi inesistenti.

Per un certo periodo sono stata anche ospitata da una squadra Fin; sono stati gentilissimi, generosi e molto disponibili ma alla fine abbiamo valutato che era molto rischioso per me e per chi nuotava insieme a me perché i ritmi sono molto diversi, anche se ero inserita nel gruppo dei più piccoli, per cui uno scontro accidentale poteva avere gravi conseguenze.

Con la scuola più impegnativa e con l’aumento degli impegni di lavoro della mamma oggi non riesco quasi più a recarmi a Cremona.

Ultimamente per due volte alla settimana mi alleno con un gruppo eterogeneo (forse fin troppo per le mie esigenze da agonista) qui a Piacenza e i restanti 3 allenamenti li facevo con la mamma e la tabella studiata dal mio allenatore in una piccola piscina non lontano da casa; ma purtroppo qualche mese fa è stata chiusa e io mi sono trovata improvvisamente con la preparazione più che dimezzata, chissà se troveremo una soluzione.

 A livello motorio le difficoltà ci sono, eccome! però io ho sempre molto giocato in acqua per cui, nonostante i miei problemi di coordinazione, non ho mai avuto problemi a sperimentare stili ma soprattutto adattamenti di stile:

testa a destra, testa a sinistra… respira avanti, respira di lato… braccio sì, braccio no…

Ancora adesso per alcuni stili sono in fase di sperimentazione perché crescendo anche la consapevolezza corporea cambia per cui è normale che gli adattamenti subiscano delle modifiche a volte in meglio, a volte invece bisogna fare un passo indietro e ricominciare.

·      Quale è stato il tuo punto di forza che hai sfruttato per andare avanti?

Sicuramente la mia filosofia che è “puro divertimento”.

Nuoterò sempre finché mi diverto, finché quando vado alle gare incontro i miei amici, soprattutto la mia amica del cuore Martina Rabbolini della Soc. Non Vedenti di Legnano, e finché vinco ovviamente ;)

Sicuramente anche la famiglia, che oltre ad essere parte attiva in tutto il mio percorso (nonni compresi), tutti mi sostengono e mi spronano a non mollare mai.

·      Come è possibile restare a galla per metà?

Bella domanda… ma non lo so!

A parte gli scherzi, il galleggiare non è uguale per tutti, anche per le persone senza problemi motori.

Ci sono persone che hanno una acquaticità innata, indipendentemente da cosa e come muovono; basta guardare un video di una finale Paralimpica diCategoria S2 (quella con disabilità più grave) che ti viene spontaneo pensare “ma come fanno?”.

Io ad esempio la prima volta che ho galleggiato, nel senso proprio di trovare un assetto statico e non in movimento, da sola ed in autonomia non ero in piscina ma al mare e giocavo con il nonno.

 ·      Che consigli tecnici vorresti dare ai bambini emiplegici che si vogliono avvicinare al nuoto?

Posso solo consigliare di provare, sperimentare, giocare ma soprattutto “osservare”.

Magari cercando su internet i video delle gare paralimpiche e vedere come nuotano i grandi campioni, recarsi in piscina a vedere una gara ecc.

Io e i miei genitori siamo andati anche all’estero a vedere i Mondiali in Olanda e gli Europei in Germania per supportare i nuotatori italiani ma anche per filmare tutte le batterie in cui gareggiavano i nuotatori come me… sì, lo so, siamo un po’ pazzerelli !!! 

Puoi contribuire anche tu ad aiutare i giovani sopravvissuti all’Ictus informandoti e acquistando qui il libro ‘Lotta e sorridi’ edito da Sperling&Kupfer: http://www.amazon.it/Lotta-sorridi-Francesca-Fedeli/dp/8820057700/ref=tmm_hrd_title_0?ie=UTF8&qid=1424172150&sr=1-1

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